ABSTRACT: L’Associazione Italiana di Psicologia e Criminologia è un’organizzazione di volontariato (ODV), fondata a Roma nel 2001, che si occupa della prevenzione e del contrasto alle condotte violente e persecutorie. Dal 2007 ad oggi, ha accolto un’ampia popolazione, essenzialmente di genere maschile di presunti autori di violenza e stalking costituita da individui che: non hanno ricevuto alcuna sanzione a seguito di una denuncia/querela o ammonimento; individui che hanno ricevuto un suggerimento terapeutico da parte delle Questure convenzionate; si trovano ristrette in alcune case circondariali e che stanno scontando la pena per aver agito condotte violente e persecutorie, essenzialmente nei confronti di donne e minori: sono state sottoposte alla sospensione condizionale della pena (Legge 19 luglio 2019, n. 69); affidate ad attività socialmente utili. L’equipe multidisciplinare A.I.P.C. applica ai presunti autori il proprio protocollo scientifico integrato, denominato Offender®, che prevede colloqui, una misurazione psicofisiologica, una parte psicodiagnostica specifica e un percorso terapeutico integrante psicotraumatologia, mindfulness e terapia sensomotoria. Il Covid-19 si presenta come un’influenza, a diversi livelli più o meno grave, che presenta però un sintomo particolare. Molti pazienti colpiti da questa malattia soffrono infatti di una perdita o di un’alterazione dell’olfatto. Diversi studiosi, tra i quali Sandeep Robert Datta, neuroscienziato della Harvard Medical School affermano che la fonte primaria del danno che causa questa perdita sia nel naso, in particolare nell’epitelio nasale, che equivale a quello strato cutaneo delle cellule responsabili della registrazione degli odori. Perdere l’olfatto in tempi di coronavirus è sicuramente un sintomo che non rimane fine a sé stesso, nel senso delle problematiche che comporta l’assenza di questo senso nel quotidiano vivere di un soggetto, ma a un significato più profondo, ci rimanda all’ennesima perdita e restrizione che questo virus ci ha costretto a patire. La perdita del contatto fisico, la perdita della possibilità di guardare senza filtri chi sta interagendo con noi, la sua espressione globale del volto, un sorriso. La partecipazione reale nel contatto con l’altro sta venendo meno a causa del Covid? O tra gli innumerevoli obiettivi che hanno sotteso l’avvento di questo caos mondiale c’era anche questo tipo di perdita, dell’unione, del riconoscersi altro, uguale e vicino? Quello che stiamo vivendo è una contemporanea perdita della possibilità di sentire l’altro sulla propria pelle, di toccarlo, di stare vicini e sentirsi presenti, che culmina nella malattia, ma anche successivamente la negativizzazione, con la perdita della possibilità di sentire l’odore dell’altro, come persona ma come ricordo di questa, in oggetti, nel cibo, negli odori di ciò che ci circonda che sono in grado di portarci alla memoria emozioni, sentimenti, pensieri e vissuti.
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